.L’importanza del Colore Nell’antico Egitto, il colore (Iwen) era parte integrante di ogni aspetto della vita quotidiana. Era, infatti, un indizio della sostanza di ogni cosa o del significato di una questione.
Quando si diceva che non era possibile vedere il colore degli dei, significava che non si potevano conoscere o comprendere completamente.
Nell’arte, i colori erano indizi sulla natura degli esseri raffigurati. Per esempio, quando Amon veniva ritratto con la pelle blu, era in riferimento al suo aspetto cosmico. La pelle verde di Osiride, invece, era un riferimento al suo potere sulla vegetazione e alla sua resurrezione.
Naturalmente, nell’arte egiziana, il colore non aveva sempre un significato simbolico. Quando, ad esempio, gli oggetti si sovrappongono, come in una mandria di buoi, i colori di ogni animale si alternano in modo da differenziare ogni singolo animale (vedi immagine a fianco). A parte queste considerazioni pratiche, però, l’uso del colore nell’arte era in gran parte simbolico.
L’artista egiziano aveva a disposizione sei colori oltre al bianco e nero. Venivano ricavati in gran parte da composti minerali e quindi molti hanno mantenuto la loro vitalità nel corso dei millenni. Ogni pigmento aveva un significato intrinseco simbolico, e alcuni avevano anche un senso ambivalente.
La tecnica Per dipingere si usava la campitura: il colore veniva steso in maniera uniforme dentro una forma delimitata da un contorno.
I colori erano preparati con una miscelazione di pigmenti ottenuti dalla macinazione di terre colorate, agglutinate da una sostanza collosa formata da acqua, lattice di gomma e albume d’uovo. I pennelli erano ricavati dalle fibre di palma.
Questo tipo di pittura si chiamava tempera (dal latino temperare, mescolare) e veniva eseguita su superfici perfettamente asciutte e al riparo dalle piogge, in quanto solubile con l’acqua.
Il colore della pelle era significativo: più scuro (rosso) rappresentava i maschi, più chiaro le femmine (spesso giallo).
Le rigide norme della pittura egizia
– L’immagine spesso è identificata da un’iscrizione.
– La somiglianza con il soggetto non è necessaria, infermità e vecchiaia erano poco diffuse. La maggior parte delle immagini sono esempi luminosi di prosperità della gioventù e buona salute. – La testa del personaggio è sempre disegnata di profilo, mentre il corpo viene visto di fronte. – Anche se il volto è di lato, l’occhio era disegnato in pieno. – Le gambe sono rivolte verso lo stesso lato della testa, con un piede di fronte l’altro.
– La testa è ad angolo retto rispetto al corpo. – Ogni figura si trova con una postura formale, rigida. La posizione del corpo è solenne, ma i volti sono calmi e sereni. – Gli schiavi e gli animali sono dipinti con stile più naturale e rilassato, con una dimensione ridotta per mostrare la loro importanza limitata. – C’era poca ricerca di plasticità o di illusionismo spaziale, senza alcun tentativo di prospettiva lineare. – Gli artisti traevano i pigmenti dalle materie prime che li circondavano, quindi lavoravano con un numero limitato di colori. – Il colore veniva applicato con toni piatti.
I colori assegnati ai vari segni sono in molti casi semplicemente i colori degli oggetti stessi. Altri oggetti avevano invece una connotazione simbolica, come ad esempio il metallo del coltello di un macellaio che era rosso, la falce verde, mentre una pagnotta di pane era blu.
La parola Iwen veniva usata per significare il concetto di colore, ma poteva anche indicare l’aspetto esteriore, la natura, l’essenza, il carattere o persino la disposizione.
Purtroppo, a causa dell’usura del tempo e del deperimento dei materiali, molti dei reperti visibili oggi nei musei e sulle pareti di templi e tombe in Egitto, ormai hanno ben poco delle tinte originarie.
Il verde (wadhj) era il colore della vegetazione e della nuova vita. Nel linguaggio quotidiano fare “cose verdi” indicava un comportamento positivo. Come già accennato, Osiride era raffigurato spesso con la pelle verde ed era anche denominato Grande verde. La malachite verde era un simbolo di gioia e la terra dei morti fu descritta come il “campo di malachite”. Nel libro dei morti si legge che il defunto diventerà un falco “le cui ali sono di pietra verde”. Sembra impossibile, naturalmente, è ovvio che il colore della vita nuova e ri-nascita è ciò che è importante. L’occhio di Horus era un amuleto di pietra verde (immagine a fianco).
Questo colore è stato anche associato con la divinità Hathor, Wadjet e Osiride.
Il pigmento verde probabilmente veniva preparato come una pasta ricavata da ossidi di rame e di ferro mescolati con silice e calcio. Poteva anche essere estratto dalla malachite, un minerale naturale di rame.
Rosso (deshr) era il colore della vita e della vittoria. Durante le celebrazioni, gli antichi egizi si dipingevano il corpo con ocra rossa, indossando amuleti in corniola, una pietra rosso scuro. Seth, il dio che stava alla prua della barca del Sole e ucciso il serpente Apep, aveva occhi e capelli rossi.
Rosso era anche un simbolo di collera e di fuoco. Una persona che agiva “con cuore rosso” era piena di rabbia. “Arrossire” significava “morire”. Seth, il dio della vittoria su Apep, era stato anche l’assassino del fratello Osiride. La sua colorazione rossa potrebbe quindi assumere il significato di male o di vittoria, a seconda del contesto in cui è interpretato. Il rosso era comunemente usato per simboleggiare la natura ardente del sole raggiante e gli amuleti col serpente che rappresenta l'”Occhio del Re” (fuoco, protezione e l’aspetto forse malevolo del sole) venivano fatti con mattoni rossi.
Questo colore è stato collegato con la rigenerazione e con le forze pericolose che minacciavano l’ordine cosmico (Maat). Ad esempio il deserto, minaccia per la vita, era chiamato “Terre rosse”. Pericolo, distruzione e morte erano le idee connesse con il rosso: gli Scribi usavano
“Oro bianco” una lega di oro e argento era visto come l’equivalente dell’oro e qualche volta veniva utilizzato in contesti dove solitamente veniva usato il giallo.
Era anche un simbolo del Nilo, delle sue colture e della fertilità. La fenice, che era un simbolo del diluvio primordiale, è stata modellata sull’airone che ha un piumaggio grigio-blu. Tuttavia di solito erano raffigurati con brillanti penne blu per sottolineare la loro associazione con le acque della creazione.
Amon fu spesso raffigurato con il viso blu (vedi immagine a fianco) per simboleggiare il suo ruolo nella creazione del mondo. Per estensione i Faraoni erano talvolta indicati con facce blu, proprio per identificarli con Amon. I babbuini, che in natura non sono certo blu, sono stati dipinti con questo colore, ma non se ne conosce il motivo.
l’inchiostro rosso quando volevano scrivere la parola”male”.
Il fatto che la pelle degli uomini egiziani venisse raffigurata con il rosso, non ha alcuna connotazione negativa.
La vernice rossa veniva creata dagli artigiani egiziani utilizzando ferro ossidato naturalmente e ocra rossa.
Il bianco (hedj e shesep) suggeriva l’onnipotenza e la purezza. Considerato come privo di colore, era usato per le cose semplici e sacre.
Il nome della città santa di Menfi significava “Bianche mura”. Sandali bianchi venivano indossati durante le cerimonie sacre. Gli oggetti rituali più comunemente utilizzati nei cerimoniali, come piccole ciotole e vasi canopi, erano privi di colore. Anche il tavolo per l’imbalsamazione del Bue Api di Memfi era bianco alabastro. Bianco era anche il colore araldico dell’Alto Egitto: “Nefer”, la corona dell’Alto Egitto era bianca, anche se in origine probabilmente veniva fatta con canne verdi.
Il colore bianco puro utilizzato in questo tipo di arte egizia era quello naturale del gesso.
Nell’antico Egitto, il nero (kem) era simbolo di morte e della notte. Osiride, il re dell’aldilà era anche chiamato “il nero”. Una delle poche persone della vita reale ad essere divinizzate, la regina Ahmose Nefertari fu la patrona della necropoli. Era solitamente raffigurata con la pelle nera. Anubi, il dio dell’imbalsamazione era raffigurato come uno sciacallo o un cane nero.
Così come il nero simboleggiava la morte era anche un simbolo naturale del mondo sotterraneo e quindi della resurrezione. Probabilmente era anche simbolo di fecondità e persino della vita. Questa associazione era dovuta all’abbondanza generata dal limo nero delle annuali inondazioni del Nilo. Il colore del limo divenne emblematico dello stesso Egitto: il paese infatti era chiamato “Kemet” (Terra nera).
Pigmenti neri erano ricavati da composti del carbonio come fuliggine, carbone di legna o di terra oppure ossa di animali bruciate.
Osiride il “nero”: i colori nero e verde con i quali è raffigurato il dio rappresenterebbero la morte e la rinascita della vegetazione.
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